5 maggio 2011

LA PRIMA BOCCIA NON SI SCORDA MAI


Ci sono state varie "prime volte" nella mia storia enologica, tante quanti gli innamoramenti per le differenti zone e tipologie che scoprivo e che persino recentemente ogni tanto scopro. Ma se devo decidere l'inizio assoluto, questo è il ricordo.
Quando era con noi sulla terra, mio zio aveva un ristorante, che prima era stata l'osteria di suo padre, mio nonno. Ai tempi avevo 21 anni e lavoravo come dj, ma quella sera avevo scambiato il servizio con l'altro collega, perchè ero miracolosamente riuscito ad ottenere l'appuntamento agognato con una coetanea molto bella e ai tempi per me speciale. Prima di andare a prenderla, siccome con mio zio avevo un rapporto da fratello minore/fratello maggiore, decido di fare un salto al ristorante per salutarlo e per raccontargli orgogliosamente della serata che mi aspettava. Entro nel locale, mi vede e mi viene incontro da un tavolo di suoi amici con in mano un baloon di rosso e mi dice di assaggiare. Avevo già condiviso qualche bottiglia, soprattutto piemontese, con lui e gli adulti di casa.
Ma quella sera è stato il momento.
Fin da quando il naso si è avvicinato al bicchiere, ho sentito una scossa, il Vino era entrato in me. Ricordo di avere appena balbettato qualcosa sulla scoperta che stavano facendo i miei sensi. Non gli ho nemmeno accennato alla ragazza che mi attendeva.
Sono uscito dal ristorante in uno stato di euforia e confusione totale. Così, anche per buona parte della serata (un innocente giro in macchina, passeggiata sul lungolago, gelato), non mi riusciva proprio di staccare il pensiero dal vino bevuto, come una stregoneria, paradossale e assurda.
Dopo settimane di strategie e corteggiamento non sembrava importarmi molto di essere vicino a quella ragazza bellissima. Pian piano infatti lei iniziò a rendersi conto che ero distante e per magia i ruoli cambiarono ed iniziò velatamente a corteggiarmi, probabilmente sfidata dal mio essere sovrappensiero. A quel punto, per fortuna, il pensiero fisso del vino-pozione si allontanò un po' dalla mia testa e passammo un fine serata piacevole.
Ma credo che se mio zio non mi avesse fatto assaggiare quel Chateau Lafite 1961, la serata non sarebbe finita allo stesso modo e non avrei vissuto quella sera un primo grande amore, in entrambi i sensi.
Forse senza questo episodio non mi emozionerei, oggi e sempre, per un vino che esce dal banale per mischiarsi ai ricordi belli della vita.

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