26 marzo 2011

CIME DI RAPE - FINE STAGIONE


La primavera è la mia stagione preferita, banale spiegare che è come un rinascimento dopo il medioevo invernale.
Peccato solo che a marzo-aprile finisca la stagione delle cime di rape invernali, quelle vere, cioè i broccoletti sacri della cucina pugliese, compagne popolari di orecchiette o salsiccia.
Quando però arrivano le temperature meno rigide, le cime scompaiono dai banchi del mercato; se -come me- si è quasi dipendenti, si possono congelare alcune scorte preparando nel freezer delle piccole dosi in sacchetto per i momenti di astinenza.
Ora a parte le ricette tradizionali e che ogni famiglia pugliese ha elaborato, insieme alla pasta o senza (con le acciughe, con il pane fritto, con i pomodorini secchi, con una "grattata" di ricotta tosta, con pezzetti di salsiccia, anche con il pesce...), c'è un modo molto semplice e gustoso per cucinarle legato ai miei ricordi d'infanzia: filo d'olio in padella calda, spicchio d'aglio e quando questo sfrigola, buttare le cime di rapa appena lavate che devono fare quel rumore così eccitante che è dovuto allo scontro tra le diverse temperature.
Si cuociono saltandole in padella per pochi minuti, poi si aggiunge un filo d'olio crudo e del peperoncino piccante, lu diavolicchie.
Il loro sapore resta un po' più amarognolo di quando vengono bollite nell'acqua, ma esce anche un sentore di terra, come qualcosa di antico che mi fa tornare in mente mio nonno di Trani.
Lui, quando le cucinava così, le chiamava in dialetto, le cime
ind'la sartescene, e credo si riferisse al tipo di padella usata per la cottura; per me bambino quel suono era una lingua straniera, quasi esotica.

* per la pasta con le cime di rapa l'abbinamento consigliato con il vino è territoriale, preferendo i rossi sceglierei un Salice Salentino; il Primitivo invece -che è più "piccante" e "sgrassante"- lo apro quando al piatto aggiungo anche dei pezzetti di salsiccia.

La foto è tratta da www.bioexpress.it

14 marzo 2011

I LIVELLI DEL VINO

Non parlo dei livelli del liquido all'interno della bottiglia.
Penso a quanto sono distanti in termini di semplice conoscenza le posizioni tra il semplice bevitore e il degustatore professionista. Molto spesso è una questione di passione, di tempo e denaro a disposizione e di utilizzo che si fa del vino. Ma -purtroppo spesso- si crea una spaccatura tra chi si reputa "esperto" e chi semplice bevitore.
Sono però convinto che anche il semplice bevitore, che ricerca semplicemente un vino che accompagni i pasti, possa bere meglio, senza doversi sbattere troppo a cercare al supermercato o in enoteca.
Non è fondamentale diventare "esperti" di annate e vitigni per bere qualcosa di più definito rispetto a "un bianco" o "un rosso", perchè è sufficiente seguire semplicemente il proprio gusto e qualche informazione sulla rete.
Non mi stancherò mai di consigliare il maggior numero di prove per capire quale vino/vitigno stuzzichi maggiormente il nostro piacere, anche con i prodotti della grande distribuzione; basta provare e provare, cambiando spesso e magari raffrontare e giudicare nello stesso momento due o più bottiglie diverse.
Poi, anche nell'acquisto al supermercato, può essere indicativo leggere le etichette, non solo nella parte pubblicitaria con la descrizione del vino e gli abbinamenti, ma anche per cercare di capire se l'azienda è sita nella zona in cui nasce quel vino (territorialità), se è una cooperativa di produttori o una mega Spa a livello nazionale, eccetera.
Le differenze alla fine si riscontrano sempre nel bicchiere e il diritto di bere meglio, più sano e più buono non è riservato solo agli "esperti".
Non è solo un populistico più vino buono per tutti, ma più qualità per chi si informa.