29 gennaio 2007

AMICI E BOURGOGNE

Soirée grand cru, quattro amici collaudati, un enomaniaco, due enoappassionati e un oste.
Note di Van Morrison, Dado Moroni, John Zorn, Micah P. Hinson, Sly and the family Stone

Menu: crema di burrata di Andria con sopra tartare di astice e gamberi di Oneglia marinati in olio gardesano - crostini con ragù di piccione e tartufo nero - poulet de Bresse cotto in coccio sulle braci del camino e patate nella cenere - insalata di crauti saltati con scalogno, guanciale e fagioli azuki rossi – forma di reblochon de lait cru e bouchette di chevre stagionato - chiacchere di carneval.

Vini :Champagne Blanc de noir, Grand cru Paul Dethune. Piaciuto, ma con le bolle io...
Clos de Vougeot 1990, Pierre Ponnelle, naso chiuso, affumicato, il frutto sotto, mentre in bocca vivissima acidità, finale con tracce di sotto spirito, un vino caldo. Quasi austero.
Clos de Vougeot 2001, Rene Engel, leggero sentore di legno, liquirizia e fragoline. Irruenza giovanile, stupende sensazioni appena entra in bocca, frutta pura, beva estrema. Quando alla fine abbiamo fatto le note abbiamo dovuto sforzare il ricordo perché prosciugato. Sensuale.
Echezeaux 1999, Caveau des Fleurières, il colore della serata carico, brillante; naso tuffato nei lamponi, sinuoso e pulitissimo. Quando sta per arrivare nella bocca si sente il lampone in dissolvenza mentre sulla lingua crescono ribes, fragoline e nel finale ancora lampone. Un susseguirsi di sapori piacevoli, piaciosi ma non finti. Astonishing.
Schweizer 2001, Franz Haas, profumi bellissimi, da Borgogna, con leggero pizzico balsamico, sapore dolce, piacevole, rotondo, molto ben “disegnato”. Il limite è che dopo tre ore i cugini resistevano, mentre lo Schweizer aveva dato il meglio, un Mennea contro i Bikila. Ribevuto oggi però ancora molto buono, ieri ha pagato il confronto.
E siccome con i formaggi il pinot noir era finito e l’atmosfera enoica molto carica, per sentire qualcosa di diverso ho aperto un Barolo Pajana 1997 di Clerico, profumi maturi mora, liquirizia e affumicato, bell’acidità, ancora giovane nei tannini ma pur non essendo un barolo tradizionale, ha giocato da nebbiolo.

Oggi acqua a volontà.

14 gennaio 2007

ANDATA DUEMILASEI


Allora il 2006 è finito e avrei voluto ricordare qui le bottiglie bevute.
Non che una mia classifica abbia un senso, non ho bevuto tutti i vini per poterne stilare una che sia attendibile.
Potrei mettere i miei personali oscar, nel bene e nel male.
Ma se guardo un po più in profondità, quello che l’anno trascorso mi ha lasciato sono più sensazioni della mente che di olfatto o gusto.
Il pensiero lo rivolgo al clima, a questa terra che sembra sbuffi per il caldo dell’atmosfera in realtà lo fa per la noia dell’essere umano che la martoria. Immaginate la terra, come un’unità pensante superiore, probabilmente una divinità. La terra, volendo, può salvarsi da sola, in realtà sta pensando cosa fare con l’uomo, se sperare ancora di vederci rinsavire.
Ma temo possa anche considerare la possibilità di liberarsi di noi, tenendosi magari quelli che chiamiamo gli animali.

Tornando alla realtà (?), mi domando come sarà il futuro del vino se i cambiamenti climatici dovessero sconvolgere gli attuali paramentri geografici della vite.
Immaginiamo temperature superiori di molto al 2003 (i cui vini sono spesso “cotti”, nati da uve stramaturate dal caldo, li proveremo i barolo, i brunelli). Come saranno i vini di Bolgheri, già molte volte muscolosi e concentrati di alcool? Anche i microclimi più speciali, le zone dai terroir più pregiati, potrebbero avere consistenti cambiamenti, anche di temperatura della terra, non solo dell’aria. Non sono un geologo ma usando la geo-logica...(...non tu Geo)

Allora mi viene in mente un’idea folle ma forse futuribile, che per assurdo potrebbe diventare realistica.
Quali zone d’Europa avranno cambiato tra 20 anni il proprio microclima al punto di far nascere nuove frontiere produttive in paesi attualmente esclusi dal mondovino. Forse asssisteremo alla rivoluzione inglese, con temperature miti che consentiranno la nascita del Barolo del Kent, il Barbaresco del Sussex. Oppure, restando nel continente, avremo i Brunelli di Amsterdam, ed i chianti di Groningen. Mentre in Sicilia si farà il rhum alle mandorle con la canna da zucchero...

Risveglio dall’incubo. Sinceramente sono per l’amore della storia e per rispetto dei sacrifici delle persone che in Italia, in Francia, Germania e Spagna hanno scritto la vita del vino (ovvero i paesi con almeno un bel secolo di storia stra le vigne)
Spero che come spesso capita, l’essere umano arrivato sul filo del precipizio per la strizza provata, reagisca. E ci salviamo tutti, e tutti i vini.
Ingenuo e sbrigativo, ma questo è un blog sul vino e d’altronde con gli attuali grandi piccoli uomini che reggono le sorti del mondo, cosa pensare? Meglio bere và.
Volevo tornare al 2006, ai vini bevuti, ma temo siamo già oltre lo spazio di una chiacchierata in osteria, dai, facciamo così…i nomi dei vini nel prossimo post.