30 aprile 2007

RIMEMBRANZE ROSSE

Visto che il caldo nei prossimi mesi mi limiterà nel bere rosso, metto la mia personale lista con note, dei più buoni vini rossi bevuti negli ultimi due mesi. Non mi interessano i punteggi generalmente. Perlomeno mi interessano solo quando partono dai 90 punti in su, allora compilo una scheda, per vedere "quanto viene". Sempre senza dare ai punti troppa importanza, anche perchè sono sicuro che quello stesso vino tra due anni potrebbe essere più o meno buono. Metto prima gli stranieri per ospitalità.

Ci sono un po’ di Borgogna, complice un giretto programmato da quelle parti e un amore personale particolare.

Bonnes-Mares 1988 - Comte de Voguè
Il vino che rende mistici, la mia seconda volta.
Diciannove anni senza una ruga, solo un accenno di espressione matura. Sono passate al momento 7 ore dall'apertura e non ha ancora intenzione di calare. Sembra volersi pavoneggiare, sfoggiando tutto il campionario.
Il colore arancio granata prende tinta con il passare delle ore, i descrittori sono infiniti, lampone, caffè, cacao, tartufo, terra, spezie, fiori secchi, persino prugna. Alcool meraviglioso, lascia lacrime cremose in slow motion sulle pareti del bicchiere. Palato in preda per infiniti minuti della sua persistenza, si espande come tridimensionale. Nessun difetto, nessun pelo nell'uovo. Incredibile piacere.

Clos de Vougeot 2001 - Engel
Conquista in ogni sua componente, colore rubino brillante vivo, i profumi ora fruttati ora speziati subito disponibili, tutti lì, pronti a cambiare posto ad un ordine dell'olfatto, come una palette da cui scegliere. In bocca è una sfera perfetta, freschezza, solo un pelo di legno, percepito all'inizio anche al naso, cmq molto integrato e integrabile. Da quel che ho bevuto, capito, letto e sentito credo sia proprio annata longeva. E' la terza volta che lo bevo (1999, 2002), in una parola, seducente.

Griotte-Chambertin 1999 - Renè Leclerc
dal GC più piccino, piccola chicca, un bel pinot noir, profumi di lamponi, poco balsamico e arancia sanguinella favolosa. Il commento corale dei commensali è stato "non puoi dire niente, ogni cosa è al suo posto", forse solo poco profondo ma in bocca si irradiava davvero carezzevole, ampio, dolce, pieno di frutto, tanta corrispondenza pulizia olfatto/gusto. E durerà ancora. Il GC di Griotte-Chambertin difficilmente delude nelle grandi annate. Pure pinot noir finesse.

Hermitage 1996 – J.Chave
Il syrah qui è davvero al suo massimo. E’ complesso, elegante, dalla beva estrema.
I profumi classici del vitigno, pepe, prugna, spezie, erbe officinali, un tocco balsamico e un sentore di olive nere. Una bomba silenziosa di aromi. Poi quando entra in bocca è vellutato, pieno, esotico anche. Il giorno dopo l'avanzino nella bottiglia era ancora cambiato, più austero.
Davvero grande.

Volnay 1er cru Les champans – Hubert de Montille
Un altro archetipo di un vino dopo l’hermitage di Chave, voilà le Volnay.
Questo poi ha l’età quasi giusta (invecchierà ancora benissimo) per dare le giuste impressioni.
Innanzitutto ti fa venir voglia di berne a magnum…poi è preciso, fragoline, fruttini, tante spezie, balsamicamente sapido. Berlo come detto è pura gioia, è il vino facile da bere, diretto, senza pailettes, solo grandi uve pinot noir.

Pesquera Reserva 1995
Ribera del Duero alla "st.emilion", setoso con il profumo del cioccolato. Rotondo, pieno, un palato davvero completamente abbracciato in modo caldo. Invecchia anche bene avevo temuto con il tappo rotto...Qui però sono parziale, per me è un vino del cuore. Un gran vino.

Cornas 2000 V.V. Tardieu Lorent
un naso ammaliante, olive nere pestate, spezie, animalesco ma molto molto elegante, il sapore era davvero corrispondente, salato e oleoso. Come spesso capita con i syrah del Rodano, da mettere in cantina, secondo me tra qualche annetto sarà ancora meglio.

E ora gli italiani:

Brunello di Montalcino 1999 riserva – Poggio di Sotto
E’ il Brunello che negli ultimi anni preferisco a tutti. Ha una freschezza sia nei profumi che nei sapori che fa pensare a quanto premio si riceva a lavorare seriamente e naturalmente come Palmucci. La nota più ammaliante del ris.’99 per me è stata la bocca totalmente sedotta dalla semplice ma grandiosa struttura del vino e dal frutto vibrante. Assenza totale di amaro, amarognolo, niente vaniglia e tostature. Chissà che botti usa, vero?

Brunello di Montalcino ris 1979 – Case Basse Soldera
Brunelllo di Montalcino 1985 – Case Basse Soldera
Bevuti ad una degustazione ben spesa. Ho chiesto subito di pagare il doppio ma di ricevere un vero bicchiere per tipo. Il primo è sul viale del ricordo, ricordo appunto della meraviglia che dev’esser stato giovane. Il naso richiama l’amarena sotto spirito ma è in bocca che ancora incredibile si sente il frutto, la freschezza. Avrei voluto berlo 5 anni fa…
Il secondo è un capolavoro assoluto. Profumi avvolgenti, sensuali, animali, balsamici. Uno sballo dei sensi. Il palato sospira ancor ora ripensando alla materia che lo ha foderato. Ho bevuto più volte i vini di Gianfranco Soldera e la parola che mi viene in mente è materia. Tanta in questo vino. Mirabolante.

Sassicaia 1995 – Tenuta San Guido
Tra le annate del Sassi che preferisco. Elegante, fine, annata poco concentrata, ma tanta classe e facilità di beva estrema.
I profumi pulitissimi, croccanti e balsamici, sapidità. Una bocca emozionante per freschezza, frutto, rotondità e assenza di amaro. Solo 12° di alcool ma di grandissima presenza anche in persistenza e poi i tannini di velluto. Un grandissimo vino sferico.

Brunello di Montalcino 1999 – Le Macioche
Una piccola realtà nella zona vicino a Poggio di Sotto, direi versante sud. Un brunello esemplare per classcità e grande beva. E' un filo semplice nei profumi, comunque ben delineati e senza odori troppo rustici. In bocca è davvero piacevole, con tannini davvero ben integrati e dolci. Il finale non è lunghissimo però riprende con precisione i profumi e i sapori, anche nel retrogusto. Buono buono.



4 aprile 2007

VINITALY 2007

Si è concluso il Vinitaly ed è stato un successo. Grandi numeri di espositori, bottiglie prenotate, eventi e degustazioni. Qualitativamente entrando in commercio i grandi vini 2004 e 2005, ottime-grandi annate, le riserve di Brunello 2001, quelle di Barolo (2001 ma anche un 1997 Mascarello Ca d'Morissio che da fonte certa, e di opinioni varie, vince il premio di miglior rosso).

Poi se qualcuno non ama le grandi folle, sono d’accordo che può essere un frenetico speed tasting con poca intimità. Ma avvenimenti come questi fanno acquisire quote al vino italiano, ai produttori, all’esportazione. E contribuendo alla crescita si ottiene competizione, speriamo leale, e spesso si ottiene più qualità. Peccato che i successi dei vini italiani facciano spesso la fortuna di alcuni distributori ed enotecari molto portati al ricarico. Ripeto l’appello fatto spesso: visitate e comprate dalle cantine. Il vino avrà comunque un prezzo inferiore e sarà un ricordo di molto più personale ogni volta che lo berrete.

Il difetto della grande massa si potrebbe risolvere organizzando altri vinitaly, in altre zone, però allo stesso livello di numeri di aziende presenti.
Esistono già centinaia di degustazioni, presentazioni, verticali, ma il plus della fiera di Verona è proprio l’autorevole e sostanziosa “carta dei vini”
presente. Personalmente non amo il rumore, le code di tanti stand e in generale questa rapidità di assaggino. Li considero bacini fugaci se paragonati alla notte d’amore di una bottiglia a casa propria. Ma per scegliere la bottiglia in questione serve anche andare a queste fiere. Evitando di comprare montepulciano d’abruzzo se si ama pinot nero. Come quando prima di andare a vedere un film ci si guarda il trailer, il filmato promozionale.

In fondo la funzione del vinitaly che approvo maggiormente è quella che per tre giorni in tanti parlano, assaggiano, scoprono i propri gusti, i profumi dei vitigni, le acidità e tutto quanto di magico compone un vino. Cultura si può dire?

Ah...Qualche nome, dritta su qualche vino? Shh, scrivete in privato...