24 novembre 2006

LA FESTA

Aspettavamo da tanto la festa per i 18 anni di Marco nella villa dei genitori. Siamo stati tutti, almeno una volta, nella casa di qualcuno megaricco. Luoghi in cui non manca nulla, anzi tutto è superlativo nel superfluo, per degli adoloescenti praticamente un parco giochi.
C'era il grande giardino, il campo da tennis, la piscina, il campetto da basket e quello per il calcetto, persino una pista da motocross.
E poi alle feste di quel tenore economico ci sono sempre ragazze bellissime, vestite a modo e moda, irraggiungibili, sempre innamorate di uno più grande che fa quegli sport super esclusivi tipo surf sulla moto trainata da leoni o free climbing con aquila viva nello zaino. Comunque sia quelle piccole donne mettevano nelle nostre vene un'euforia frenetica che solo ad averla provata si capisce quanta adrenalina scateni. Infatti, anche se inizialmente era un party educatamente moderato, all'arrivo degli alcoolici il freno inibitore iniziò ad allentarsi. Ricordo che era di tendenza il gin in tutte le declinazioni, da fizz a tonic persino sour con lime (il limone da ricchi, abbronzato). Poi c'era birra, rum e cocacola e iniziammo tutti a ballare la musica che saliva di volume, urlando come selvaggi.
Ovvia...una festa di diciottenni, no? Ad un certo punto con altri due e il festeggiato entrammo in casa a prendere da mangiare e a giocare a biliardo tirandoci i tramenzzini, quando, ad un certo punto, ci accorgemmo che avevamo i bicchieri vuoti; fu allora che Marco, quasi ubriaco, ci disse di seguirlo che voleva farci provare qualcosa di speciale. Scendemmo una rampa di scale con esaltazione ma anche un pizzico di timore, fino a trovarci davanti una porta di legno massiccio chiusa da un lucchetto.
Marco prese la chiave da un nascondiglio e l'aprì, rivelandoci una cantina stupenda.
Laggiù il padre del nostro amico aveva raccolto bottiglie di ogni annata, formato e provenienza.
Erano sistemate in orizzontale negli scaffali di legno, con etichette appese al collo per indicarne nome e anno, soprattutto vini rossi, molti francesi con etichette eleganti e nobili, un mondo esclusivo e ordinato avvolto dal silenzio. Fu lo stesso Marco ad iniziare ad aprire uno di quegli scrigni impolverati e a buttarsi nel gozzo il nettare, senza bicchiere, senza aspettare, giù a garganella come una cocacola. Nella mia memoria sono impressi i momenti in cui trattavamo quelle delicate bottiglie come lattine qualsiasi, ricordo alcuni nomi, che quella sera storpiavamo ridendo da veri deficienti..." Chatò Lafitte, ah, si, ho una fitt qui al costat...ah ah...dai apri questo, deve essere amaro, si chiama Petrus...blahhh è pieno di fondo, dai aprine un'altra quella lì con l'etichetta con su il castello, dai si è del '69, il tuo anno, aspetta bella questa... ah ah senti che nome...Sassicaia, ci son dentro i sassi..." e qui vorrei glissare il resto ma purtroppo andammo avanti così per almeno un'oretta di tempo.
Divenne famosa quella festa per l'enorme casino che avvenne poi. Tutti i genitori che si telefonavano, il padre del festeggiato incazzato come un orco, risarcimenti organizzati, una dozzina di bottiglie rarissime stappate e tracannate a metà e per i colpevoli punizioni epiche. Niente più feste e addio vacanze.
Solo ora, anni dopo, capisco la rabbia di quel papà, e come mi girano a pensare che ho "bevuto" delle divinità così superficialmente senza esserne conscio, preparato.
Conservo un solo ricordo legato ai sapori di quella serata, quando alla fine della festa ho baciato Maria e lei mi ha detto: puzzi di vino.

3 commenti:

LaCuocaRossa ha detto...

benchè mia figlia non abbia neanche due anni, sono sufficientemente lontana dall'epoca delle feste di 18 anni per essere solidale con il padre del festeggiato...forse l'unico caso in vita mia in cui sento di poter essere dalla parte di uno ricco!

Andrea (l'oste) ha detto...

pensa che pur romanzata è una storia vera!

Signorina Quiproquo ha detto...

è una storia molto carina. si capisce che è vera. Ci s'immagina i ragazzi che fanno acrobazie in piscina mentre le "piccole donne" parlano tra loro