16 settembre 2008

DUE PASSI IN BORGOGNA


Dopo un periodo di assenza, quest'estate ho ripetuto il "pellegrinaggio" verso la Cote d'Or. Fortunatamente non ho trovato grandi cambiamenti, la fotografia non si è mossa.I ristoranti e i bistrot dove mi piace passare il tempo insieme al vino sono ancora al loro posto, sorridenti ed invitanti. Ho preso qualche appuntamento sparso, il periodo non è tra i più favorevoli, parecchi domaines famosi sono "chiusi per vendemmia" e ricevono solo con particolare preavviso.

Grazie all'interessamento dell'importatore, passo da Joseph Voillot, grande punto di riferimento per Volnay e Pommard. In attesa dell'arrivo di Jean Pierre Charlot, enologo e deus attuale di tutti i vini, parlo con un simpatico vecchietto che mi invita ad entrare.
Dopo qualche minuto capisco che il "vecchietto" è Joseph Voillot, il nome sull'etichetta del vino insomma, il quale inizia a raccontarmi i suoi vini. E' gentilissimo, appassionato e gli piace molto aprire vecchie bottiglie e far assaggiare tutta la produzione recente, asssaggi da botte compresi.
Ho visitato in passato il Domaine De Montille con il vecchio Hubert come guida, ed era stata un'esperienza straordinaria, molto più incentrata sulla personalità eccezionale del fondatore che parla delle sue "creature" in bottiglia; con Voillot è l'opposto, uomo più schivo, è sempre il vino il protagonista, è "lui" a parlare tramite il suo creatore. Tra l'altro sono da sempre un amante di Pommard e Volnay per i vini così diversi tra loro, ma così emblematici delle diverse potenzialità ed espressività del pinot noir e anche per il costo dei 1er cru di Beaune, spesso più abbordabile dei G.C. del nord della Cote.

La cortesia e l'accoglienza di Voillot sono state perfette, pari ai suoi vecchi grandi vini (les Rugiens 1976, un incanto). I 2006 mi sono piaciuti in generale, in particolare un generoso ed elegante Pezerolles, il solito maestoso e burbero da giovane Rugiens e un Fremiets sinuoso al palato. Ho trovato i 2006 un po' più disponibili ed immediati dei vini della celebrata e speculata annata 2005. Probabilmente ne perderà la complessità che il tempo regala al vino, ma essendo pinot noir sarà un millesimo potenzialemte piacevole fin da giovane, con vini lisci, lineari e freschi.
Anche i 2007 mi sono sembrati già abbastanza leggibili, forse in alcuni casi i crus sono un po' simili tra loro olfattivamente, certamente più per la giovinezza che per una mancanza di personalità. Ricordo però un Epenots gourmand, tondo e preciso come un compasso. Dalla botte escono vini già abbastanza addomesticati, anche al palato, cosa che con i Pommard giovani è spesso difficile. Azzardo quindi il pensiero che i 2007 saranno pronti come i 2006 ma forse, generalizzando a causa del clima, temo che questo sarà il trend del futuro un po' ovunque nel mondovino.

Il fatto che mi ha colpito di tutti i vini provati da Voillot, a parte la brillantezza e piacere cromatco della tonalità di rubino, è lo stile comune, un marchio di fabbrica immediatamente percepibile, grazie all'eccezionale continuità/evoluzione con Jean Pierre Charlot in cantina.
In sostanza il famoso manico che insieme al terroir, rende speciali e riconoscibili i grandi produttori e i loro vini.Sono uscito dopo due ore con un sorriso che suonava allegro sulla faccia e qualche ricordo sotto braccio.

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