15 dicembre 2006

PRE NATAL

Non sempre le cene pre-natalizie sono un’evento da schivare.
Pochi giorni fa ho avuto la fortuna di entrare in un bel film. La location è la bellissima casa di parenti di amici e amori, una perfetta disposizione di stanze e oggetti arredativi, messi senza voler impressionare, direi più con un tono amichevolmente familiare.
C’erano i baci e le risa, i bimbi che giocavano energici ma senza spaccare los marones, anche il cane, ovviamente un labrador da cartolina natalizia, era poco invadente.
C’era, come ho detto, un’atmosfera semplicemente serena. Con parenti che arrivavano, giovani in dolce attesa (pre natal no?) figli, cugini, tutti a salutare la nonna, che da tradizione aveva preparato un patè da stella michelin (mmh…con il fagiano…ma la ricetta? Segreta)

Sono entrato nella cucina e avrei voluto cucinare subito qualcosa, anche un paio di uova e bacon e sedermi a quel tavolo di legno da brunch domenicale, osservando la collezione di sifoni da seltz vintage sugli scaffali.
Poi ecco un altro tavolo pieno di prelibatezze, su tutti il patè suddetto, i salumi, il cappone arrosto, e le torte salate.
Ad un certo punto il padrone di casa dopo che conversavamo da un po’ di vendemmie, vini e via così, mi dice che suo papà conosceva il "vecchio" Gaja e che gli dava il tartufo e le bottiglie di Barbaresco…anzi ci dice "se volete ne apriamo una…se è ancora buona…"
Insomma per farla breve è tornato lì con un Barbaresco Sori Tildin 1974, che dopo una lenta ossigenazione è entrato nei bicchieri e poi nelle nostre papille e poi via in tutta l’anima e noi in lui.
C’erano profumi di cuoio, fiori secchi, liquirizia, e polvere di cannella, tutto armonizzato in un pur fisiologico tramonto, come il suo colore, infatti, aranciato, con guizzi di rosso antico. Più che una traccia olfattiva era un suono, l’eco del vino era una litania: langhe langhe langhe.
In bocca anche se avaro di freschezza era una crema, come le poche parole di un vecchio saggio.

Beh se qualcuno è convinto che sono esagerato io, pensate che la radiosa sposa incinta e il suo solido uomo dopo aver bevuto hanno detto che se sarà bimba potrebbe chiamarsi Gaia.
Tornando alla bottiglia non sono esperto di dialetto langarolo; ma come si dice chapeau?
Tra l’altro poi il benefattore di cotanto vino mi ha detto senza vantarsi che in cantina di Gaja ne ha parecchie, con altri vini francesi, qualche riserva di Biondi Santi e dunque...quando arriva il prossimo Natale?

3 commenti:

faborracho ha detto...

Estimado Andrea,
Yo le escibo de Salta Argentina, tierra de Vino y Sol!
La felicito para su lindo articulo. Quizas nos ha ayudado a encontrar un nombre para nuestro nuovo producto...
Ciao

Anonimo ha detto...

gracias por tanto carino. Feliz vida en la magica tierra nortena. Que viva Argentina

Anonimo ha detto...

bel racconto, bello!