
Forse è una mia percezione errata del comun sentire o delle impressioni sentite da amici e conoscenti. Probabilmente anche a causa della "nomea" del passato, del fiasco di paglia e delle troppe aziende stile "industriale" presenti in gdo.
Vorrei però sfatare dal bicchiere, il luogo comune che i chianti sono vinelli semplici, spesso fatti solo per il turismo e di scarso valore qualitativo. E' certamente difficile generalizzare su un comprensorio così esteso come quello chiantigiano, la docg più vasta d'Italia, è inevitabile che vi siano anche produttori "mercanti".
Alcuni fatti più recenti, sono però confortanti.
Negli ultimi anni infatti, modificato il vecchio disciplinare che permetteva anche uve bianche e dopo un breve periodo con alcune deviazioni stilistiche in favore di merlot e cabernet, c'è stata una forte "rinascita".
Molti produttori di zone elette hanno deciso, ad esempio, di seguire l'idea della famiglia Manetti, precursori a Montevertine nell'esaltare al massimo il sangiovese, con piccole aggiunte di soli vitigni autoctoni come canaiolo o colorino.
Questo "movimento" virtuoso ha permesso a molte nuove aziende di mettere sul mercato e nei nostri bicchieri alcuni vini di assoluto livello gustativo e qualitativo (compromesso equilibrato). Proprio in questi giorni ne ho assaggiati alcuni davvero rappresentativi e dall'ottimo rapporto qualità/prezzo.
Nonostante un'identità toscana molto spesso comune, ogni comune del Chianti ha caratteristiche territoriali e geografiche che si manifestano con sfumature e differenze nei vini.
I nomi dei produttori sono molti, alcuni nuovi, altri più classici e in questo blog alcuni davvero speciali voglio citarli: la Porta di Vertine, vino di grande impatto aromatico e suadenza al palato, il Pian del Ciampolo (un chianti anche senza la fascetta rosa), esempio della classicità e tipicità di un vino toscano, Monteraponi, il più austero e cerebrale, Monsanto e Castell'in Villa, due grandi con tanta storia alle spalle e infine Valdellecorti, più semplice dei precedenti ma di grande bevibilità.
Un "metodo" che consiglio sempre, è girare per le cantine dei comuni più vocati come Gaiole, Radda, Panzano, Barberino o Castelnuovo Beradenga e assaggiando i vini direttamente in cantina cercare di scoprire quale faccia del Chianti ci rappresenta maggiormente.
Di Chianti ce n'è sempre per ogni gusto e tasca.
Vorrei però sfatare dal bicchiere, il luogo comune che i chianti sono vinelli semplici, spesso fatti solo per il turismo e di scarso valore qualitativo. E' certamente difficile generalizzare su un comprensorio così esteso come quello chiantigiano, la docg più vasta d'Italia, è inevitabile che vi siano anche produttori "mercanti".
Alcuni fatti più recenti, sono però confortanti.
Negli ultimi anni infatti, modificato il vecchio disciplinare che permetteva anche uve bianche e dopo un breve periodo con alcune deviazioni stilistiche in favore di merlot e cabernet, c'è stata una forte "rinascita".
Molti produttori di zone elette hanno deciso, ad esempio, di seguire l'idea della famiglia Manetti, precursori a Montevertine nell'esaltare al massimo il sangiovese, con piccole aggiunte di soli vitigni autoctoni come canaiolo o colorino.
Questo "movimento" virtuoso ha permesso a molte nuove aziende di mettere sul mercato e nei nostri bicchieri alcuni vini di assoluto livello gustativo e qualitativo (compromesso equilibrato). Proprio in questi giorni ne ho assaggiati alcuni davvero rappresentativi e dall'ottimo rapporto qualità/prezzo.
Nonostante un'identità toscana molto spesso comune, ogni comune del Chianti ha caratteristiche territoriali e geografiche che si manifestano con sfumature e differenze nei vini.
I nomi dei produttori sono molti, alcuni nuovi, altri più classici e in questo blog alcuni davvero speciali voglio citarli: la Porta di Vertine, vino di grande impatto aromatico e suadenza al palato, il Pian del Ciampolo (un chianti anche senza la fascetta rosa), esempio della classicità e tipicità di un vino toscano, Monteraponi, il più austero e cerebrale, Monsanto e Castell'in Villa, due grandi con tanta storia alle spalle e infine Valdellecorti, più semplice dei precedenti ma di grande bevibilità.
Un "metodo" che consiglio sempre, è girare per le cantine dei comuni più vocati come Gaiole, Radda, Panzano, Barberino o Castelnuovo Beradenga e assaggiando i vini direttamente in cantina cercare di scoprire quale faccia del Chianti ci rappresenta maggiormente.
Di Chianti ce n'è sempre per ogni gusto e tasca.