15 ottobre 2011

GUIDA CON PRUDENZA

E' ottobre, cadono le foglie ed escono le guide dei vini d'Italia.
Le più note e diffuse sono quella dell'Espresso, del Gambero Rosso, la guida di Veronelli Editore e Duemila vini edita dall'AIS (associazione italiana sommellier), ma ve ne sono molte, anche online. Senza poi contare le decine di concorsi sparsi per il pianeta, durante i quali vengono assegnate medaglie d'oro e quant'altro, a scopo spesso strettamente promozionale e di marketing.
Per qualcuno le guide sono uno strumento informativo irrinunciabile, per altri una conventicola che premia sempre gli stessi nomi e influenza il mercato. Penso che la verità stia sempre nel mezzo.
Anche se è passato il periodo in cui le guide avevano moltissima influenza su quanto veniva poi venduto nelle enoteche e purtroppo sui prezzi di listino dei produttori, ancora oggi è facile sentirsi dire in enoteca "E' un tre bicchieri!" o "E' un 5 grappoli" sottintendendo anche che il premio vale la spesa e quindi il vino.

Per conto mio, non compro le guide da molto tempo, leggo su internet i risultati e i vini premiati solo per curiosità e sono convinto che il modo migliore per capire quale vino comprare perchè ci piace, sia quello di informarsi direttamente dal bicchiere, magari leggendo prima in rete qualche informazione sullo stile dei vini. Diversamente se si compra il vino per speculare e farci guadagni negli anni, in questo caso allora i premi delle guide e soprattutto i punteggi di Robert Parker contano molto, come scritto altrove in questo blog.
Per fortuna oggi con internet si possono avere molti pareri ed informazioni nei forum o nei siti specializzati e con il moltiplicarsi delle guide, sono aumentate anche le manifestazioni dove poter provare direttamente le diverse bottiglie, creando un maggior spirito critico anche nel consumatore medio.
Resta vero che un premio, qualunque premio, viene esibito e sbandierato da produttori e distributori come una certificazione di certezza qualitativa, nonostante le guide esprimano eccellenze spesso diverse tra loro, perchè ovviamente sono diverse le scelte di ogni degustatore e i criteri di valutazione.

10 ottobre 2011

VERSO NORD


Due ricordi di quando ero bambino.
Primo. A scuola mi piaceva molto la geografia, passavo ore a guardare le mappe, quelle storiche con tutti i confini delle nazioni e le loro aree colorate che cambiavano dimensione dopo le guerre, attraverso i decenni.
Ma soprattutto mi incuriosivano quelle cartine in cui i confini segnati non erano quelli politici, ma le parti colorate si riferivano al tipo di coltura e di materie prime presenti: mi divertivo a cercare i simbolini delle miniere d'oro, quelli delle pannocchie, del grano, dell'uva e mi colpiva osservare quella specie di confine naturale, come una linea Maginot che delimitava la latitudine dove crescevano la vite e l'ulivo. Ricordo che "il confine" dell'ulivo in Europa si fermava molto più a sud di quello del vino che invece sconfinava le Alpi ed arrivava fino ai confini nord della Francia, in Alsazia.

Secondo. Un'altra passione che avevo da ragazzino era guardare la pagina delle previsioni atmosferiche sul quotidiano, in particolare mi piaceva "viaggiare" con la fantasia leggendo la colonnina delle temperature massime e minime delle città del mondo. Forse lo facevo per consolarmi fantasticando viaggi in zone calde quando dove abitavo (nord Italia), faceva invece un freddo cane.
C'erano nomi a me sconosciuti, città lontane in cui le temperature erano sopra i 30° anche quando a casa mia nevicava e viceversa, durante le mie estati afose, vi era sempre nel mondo almeno una città in cui la colonnina di mercurio scendeva verso il freddo, anche di parecchio.
E' da più di una settimana che sto facendo questo stesso "giochino" ma nessuna delle città al mondo è ancora scesa sotto zero.

Si legge ormai spesso che a causa dei cambiamenti, climatici il confine per la coltivazione dell'ulivo si sia spostato un bel po' verso nord, in Italia persino in zone collinari e prealpine, gratificando con la possibilità di fare l'olio anche alcune aree dove un tempo c'erano solo mais e castagne (ad esempio in Piemonte coltivare l'ulivo sta diventando diffuso e redditizio).
La vite poi ha iniziato da parecchi anni un trasloco "naturale", spingendosi addirittura fino in Inghilterra, dove un tempo sarebbe stato impensabile coltivarla.

Non voglio cavalcare qui alcun allarmismo, nè schierarmi a difesa della terra, della tradizione o della storia, perchè tanto, se il processo di cambiamento del pianeta è già avviato non credo si possa fare molto, soprattutto se i governi delle grandi nazioni (quelle con i confini sempre uguali sulle mappe) si ostinano a non prendere alcuna decisone di fronte agli allarmanti studi scientifici e ambientali.
Alla fine, questo post è solo un breve viaggio nei miei ricordi di bambino.
Sto pensando anche se non convenga fare un piccolo investimento e acquistare terra in alcune lande oggi semi desertiche del nord Europa, nell'ottica di produrre un giorno -nemmeno molto lontano- l'olio extra vergine del Fiordo e il Brunello di Copenaghen.


7 ottobre 2011

MC GUALTIERO, FAST BUT CURIOUS

La notizia della collaborazione tra McDonald e Gualtiero Marchesi mi ha stupito parecchio.
Non capivo, compenso a parte, come poteva abbinarsi un guru elitario della cucina italiana e delle materie prime di alta qualità alla catena di fastfood maggiormente "di massa" al mondo.
Cioè, proprio colui che per esaltare al massimo lo zafferano non metteva brodo nel risotto giallo ma solo acqua bollente, avrebbe realizzato dei prodotti per chi non ha mai negato un pizzico di esaltatore di sapidità.
Mi è sembrato un controsenso e una piccola abiura del credo storico dello chef.

Ma siccome è sempre meglio assaggiare prima di parlare oggi sono andato da McDonald a provare le sue creazioni. Al momento è disponibile solo un panino, il "Vivace"; il secondo lo sostituirà tra 15 giorni.
Mentre il Tiramisù con panettone sarà nella McCarta fino alla fine della promozione abbinata a Marchesi.

Il panino non è male, diverso dai ricordi che ho dei "base" della catena (BigMac, McChicken, McFish), i semi di girasole sul pane sono tanti e croccanti, la salsina mista mayo e senape si sposa bene con gli spinaci e la cipolla, il bacon messo come base sul panino si sente solo nel finale lasciando un buon ricordo sapido. Purtroppo la nota troppo ordinaria è che la carne "sa" di Mc Donald e alla fine uniforma tutto il gusto del sandwich su quel registro salatoso saporoso.
Il dolce è buono per la categoria, forse un po' stucchevole, troppo dolce la crema, ma ammetto che non sono un gran "dolcista".
Mi hanno dato anche la tristissima mini-tovaglietta in acrilico, omaggio per chi sceglie le "ideazioni" di Marchesi.